In che modo riuscire ad andare in pensione a 56 o a 61 anni? La procedura da conoscere spiegata dall’Istituto previdenziale.
Andare in pensione oggi significa, nella maggior parte dei casi, seguire due percorsi legati a specifici requisiti: nel primo caso si guarda in particolar modo all’età pensionabile pari a 67 anni, a patto che siano stati versati almeno 20 anni di contributi. Nel secondo caso invece si guarda solo ai contributi versati, con un minimo di almeno 42 anni e 10 mesi, nel caso degli uomini oppure 41 anni e 10 mesi per le donne, senza guardare all’età anagrafica.
Esistono poi altre strade legate al pensionamento anticipato, rivolte a specifiche categorie oppure legate ad altrettanto specifici requisiti e variabili. Parliamo, ad esempio, di Quota 41 precoci ma anche di Opzione Donna o dell’Ape Sociale. Ebbene vi sono alcuni casi nei quali, avendo versato solo 20 anni di contributi, è possibile smettere di lavorare e ricevere la pensione a 56 o a 61 anni.
Cerchiamo dunque di capire come sfruttare le regole in essere per interrompere l’attività lavorativa molto prima del previsto e beneficiare della pensione, ovviamente tenendo conto del fatto che l’importo sarà inferiore rispetto al trattamento pensionistico di vecchiaia, all’età di 56 e 61 anni. Occorre analizzare l’Ape sociale, una misura che può essere erogata a partire dai 63 anni e 5 mesi ma non sempre: infatti con 35 anni di contributi la si potrà iniziare a ricevere già a 61 anni e fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Ma si può fare di meglio? Effettivamente esiste un’altra possibilità che consente di andare in pensione addirittura 11 anni prima e che riguarda specifiche categorie di persone. Ad oggi essa è ascrivibile alle donne nate nel 1968 e agli uomini nati nel 1963 i quali possono, nel 2024, sfruttare la pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile. Non ci sono particolari requisiti aggiuntivi a parte, ovviamente, presentare un’invalidità pensionabile e di percentuale non inferiore all’80%.
Occorre dunque essere in possesso di un certificato predisposto dal medico di famiglia: l’invalido, il quale dovrà anche presentare una riduzione concreta della capacità lavorativa per il tipo di lavoro che svolge, si dovrà recare al Patronato. Qui presenterà, allegando i certificati e le ricevute del dottore, domanda di pensione. A quel punto l’interessato sarà convocato da una commissione medica Inps allo scopo di effettuare un’accurata visita e stabilire se effettivamente la riduzione della capacità lavorativa sia pari all’80%.
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