Sei sicuro che puoi dire addio al redditometro? La verità è solo questa. Non farti ingannare

Il famigerato redditometro torna a far parlare di sé: ecco le ultime novità per i contribuenti. 

Il redditometro, lo strumento di controllo fiscale che ha fatto tremare milioni di italiani, sembra destinato a una nuova vita. Dopo essere stato accantonato nel 2018 dal governo Conte e riproposto in una forma aggiornata dal governo Meloni, il redditometro subisce ora un’importante revisione. Ma cosa significa davvero per i contribuenti?

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Il redditometro è uno strumento anti-evasione che ha suscitato molte polemiche negli ultimi anni. (Ilciriaco.it)

Nonostante le promesse di abolizione, lo strumento non sparisce del tutto: cambierà semplicemente volto, diventando più selettivo e mirato. Con l’ultimo decreto del 5 agosto, il governo ha introdotto nuove regole che potrebbero rivoluzionare il modo in cui il Fisco monitora il tenore di vita degli italiani. Vediamo insieme come.

Come cambia il redditometro

Il governo ha deciso di riformare, ma non abolire del tutto, il redditometro, uno strumento anti-evasione che ha suscitato molte polemiche negli ultimi anni. Introdotto nel 1973, aveva l’obiettivo di individuare i contribuenti che dichiaravano un reddito inferiore rispetto alle spese sostenute, consentendo così al Fisco di accertare eventuali discrepanze. Sebbene fosse stato sospeso nel 2018 durante il governo Conte 1, il governo Meloni lo ha reintrodotto con modifiche significative, come stabilito nel decreto n. 108 del 5 agosto.

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I controlli fiscali scatteranno solo se il reddito complessivo accertabile supererà certi limiti. (Ilciriaco.it)

Il meccanismo di base del redditometro rimane invariato: si calcola il reddito complessivo del contribuente sulla base delle spese sostenute durante l’anno. Tuttavia, il nuovo decreto introduce un’importante novità: i controlli fiscali scatteranno solo se il reddito complessivo accertabile supererà di almeno il 20% quello dichiarato e se eccederà di 10 volte l’importo annuo dell’assegno sociale, che nel 2024 è pari a 69.700 euro. In pratica, i controlli saranno riservati a chi presenta redditi elevati, potenzialmente grandi evasori.

Ad esempio, con le regole precedenti, un contribuente che dichiarava 20.000 euro avrebbe rischiato un controllo se il suo reddito stimato avesse superato i 24.000 euro. Con la nuova normativa, però, fino alla soglia di circa 69.700 euro i controlli non scatteranno. Questo cambiamento mira a concentrare gli sforzi del Fisco sui grandi patrimoni e su chi ostenta uno stile di vita sfarzoso senza giustificare adeguatamente il proprio reddito.

Gli esponenti della maggioranza hanno accolto con favore la riforma. Paola Mancini di Fratelli d’Italia ha sottolineato che il nuovo redditometro, ora sostituito da un accertamento sintetico basato su criteri aggiornati, è pensato per colpire i grandi evasori. Anche Maurizio Gasparri di Forza Italia ha espresso soddisfazione, dichiarando che lo strumento, ormai obsoleto, è stato sostituito da un sistema più efficace e mirato. Tuttavia, nonostante le modifiche, la lista delle spese soggette a controllo rimane ampia, comprendendo alimenti, abbigliamento, bollette, mutui, assicurazioni e altro ancora. Il contribuente ha in ogni caso la possibilità di difendersi dimostrando che le stime del Fisco sono errate o che le spese sono state coperte con risparmi o redditi esenti.

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