L’Assegno di inclusione in questi mesi ha dato ossigeno a migliaia di persone fiaccate dalla crisi economica. Ma il rischio di perderlo c’è.
Anche il Governo di centrodestra della premier Giorgia Meloni, notoriamente allergica a bonus e incentivi, ha ben presto capito che la situazione che vive l’Italia necessita, purtroppo continuamente, di aiuti economici alle famiglie. In questi mesi, è entrato a regime l’Assegno di Inclusione, una misura preziosa per molti. Che, però, molti rischiano di perdere se commettono i seguenti errori.
Come certamente ricorderete, uno dei primi provvedimenti proposti dall’Esecutivo è stato quello di cancellare il Reddito di cittadinanza, la misura vessillo del Movimento 5 Stelle che, negli anni di erogazione, come certificato da organismi economici terzi, ha letteralmente salvato migliaia di cittadini e famiglie dal baratro della povertà. E questo al netto delle tante disfunzioni e delle tante ruberie che sono state messe in atto sul sussidio di Stato.
Destrutturando il Reddito di Cittadinanza, il Governo Meloni ha dunque istituito l’Assegno di inclusione che è combinato con il Supporto Formazione e Lavoro che mira a supportare le persone in difficoltà economica, ma anche a favorirne la ricollocazione sociale.
Negli intendimenti del Governo, l’Assegno di inclusione non è solo un sussidio, ma uno strumento per la ricollocazione sociale. Destinato a individui in condizioni di fragilità come minorenni, invalidi, persone over 60, e chi è seguito dai servizi sociali, sanitari o assistenziali, l’ADI è rivolto anche a chi ha familiari invalidi o minorenni a carico. Questa specificità avvicina l’ADI a una misura assistenziale mirata.
Insomma, l’Assegno di inclusione, in questi difficili mesi, ha rappresentato una boccata d’ossigeno per coloro i quali hanno i requisiti giusti in termini di residenza, cittadinanza e soggiorno nel territorio nazionale. Attenzione, però, perché per accedere all’Assegno di inclusione o per non perderlo bisogna rispettare limiti ISEE e di reddito familiare, non possedere veicoli di determinate categorie, immobili di valore elevato (oltre alla casa di abitazione) o avere più di 6.000 euro in banca. Questi requisiti devono essere mantenuti per tutto il periodo di ricezione del sussidio e qualsiasi variazione deve essere comunicata all’INPS.
La richiesta dell’ADI avviene tramite il sito dell’INPS, accessibile con SPID, CNS o CIE, oppure tramite l’assistenza di CAF e Patronati. Oltre a presentare la domanda, è obbligatorio iscriversi alla piattaforma SIISL (Sistema Informativo Inclusione Sociale e Lavorativa) e sottoscrivere il Patto di Attivazione Digitale (PAD). Solo completando queste procedure, l’INPS può approvare la richiesta.
Dopo l’approvazione, i beneficiari devono presentarsi ai Servizi Sociali Comunali entro 120 giorni dalla presentazione della domanda e del PAD. Non presentarsi (e non giustificare l’assenza) comporta la sospensione e la possibile decadenza del beneficio. Infine, bisogna sapere e ricordare che qualsiasi cambiamento che influisca sul diritto o sull’importo dell’ADI deve essere comunicato tempestivamente all’INPS. Questo include variazioni reddituali, patrimoniali e la composizione del nucleo familiare. In caso di anomalie rilevate durante i controlli, potrebbe essere richiesto il rimborso delle somme percepite indebitamente.
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