Cosa succede e a che cosa si va incontro qualora il proprio conto corrente vada in rosso? Tutti i chiarimenti e le regole da rispettare.
Milioni di italiani hanno aperto uno o più conti correnti sui quali depositare i propri risparmi, sottoscrivendo un contratto che ne regolamenta l’utilizzo e stabilisce anche quali siano le spese da sostenere nell’arco dell’anno. Se in buona parte dei casi i fondi presenti su tali conti sono superiori allo 0, vi sono però tantissimi conti corrente ‘in rosso’.
Ovvero c/c nei quali non solo non vi siano soldi depositati ma ci si trovi anche in una situazione debitoria nei confronti della banca. A tal proposito sono previste una serie di regole specifiche che determinano ciò a cui si va incontro qualora la situazione non venga adeguatamente risolta. Cosa, dunque, si rischia qualora il proprio conto corrente vada in rosso? Tutti i chiarimenti.
Conto corrente in rosso, le possibili conseguenze per il correntista
Gli istituti bancari hanno regole molto specifiche per quanto concerne la gestione del conto corrente e soprattutto per i casi nei quali il correntista vada a finire sotto la cosiddetta linea di equilibrio tra entrate ed uscite. Per legge avere un conto corrente in rosso significa risultare morosi e questo comporta conseguenze molto pesanti per il suo titolare. Ma quando si verifica questa condizione?
A tal proposito esiste una regola specifica: il conto va in rosso qualora il titolare per oltre 90 giorni non vada ad adempiere alle proprie obbligazioni creditizie, ovvero non paghi il dovuto. Inoltre l’importo da saldare dovrà risultare superiore a 100 euro (500 per le imprese) nonché all’1% del totale delle obbligazioni creditizie che la banca vanta nei confronti del correntista.
In una situazione di questo tipo ovvero qualora lo sconfinamento superi sia una soglia assoluta che una soglia relativa il principale rischio, per effetto della classificazione di default, è quello di finire nella lista nera della banca e di essere segnalato come cattivo pagatore. Il tutto qualora si protragga per almeno 90 giorni, che nel caso delle amministrazioni pubbliche possono diventare 180.
L’istituto potrà intervenire impedendo al correntista di effettuare qualsiasi tipo di prelievo sia con addebito che con carta e verranno respinti i pagamenti effettuati con le carte di credito; ancora, gli assegni risulteranno scoperti. Verranno legittimate inoltre possibili azioni di pagamento da parte delle società alle quali fanno capo i pagamenti di utenze o di rate dei prestiti con addebito sul conto corrente.