Altro che riforma delle pensioni! Dal Governo, oggi, arrivano netti tagli. Ecco chi ne farà maggiormente le spese in Italia
Aspettando Godot. La riforma delle pensioni, in Italia, sta diventando un po’ una parafrasi della celebre opera di Samuel Beckett. Oggi si parla ancora, ma, nel nostro Paese, di cambiamenti radicali necessari sembrano essere ben lontani. Anzi, arrivano notizie poco confortanti per una folta platea di cittadini e contribuenti.
Da anni, infatti, si parla del superamento della Legge Fornero. In tanti la propugnano, ma anche giunti al Governo fanno fatica a mettere in atto azioni concrete. Eppure, la situazione che vive il nostro Paese meriterebbe grande efficacia e grande velocità. Anche perché, il tema delle pensioni non è solo un tema di tipo politico. E non è nemmeno solo e soltanto una questione economica. Si tratta, a ben vedere, di qualcosa che riguarda il sociale e al nostro senso comunitario.
Per questo, in Italia, servirebbe una riflessione seria, prodromica ai cambiamenti, sia per ciò che concerne l’età pensionabile, ma anche, evidentemente, per quanto riguarda gli importi mensili. Oggi, invece, dobbiamo assistere a nuovi tagli. E a farne le spese saranno specifiche categorie di persone.
Il taglio del Governo sulle pensioni
Insomma, come abbiamo visto, il quadro sulle pensioni in Italia appare a dir poco nebuloso. E ora arrivano novità (assolutamente non positive) per quanto riguarda coloro nati nel 1963. Le risorse finanziarie sono limitate, e l’INPS rischia di subire un collasso se verranno introdotte misure troppo permissive per l’accesso alla pensione per questa folta platea di cittadini e lavoratori.
Secondo quanto trapela, non si andrà oltre la proroga delle misure attuali, in scadenza al 31 dicembre 2024, come l’opzione donna, l’Ape sociale e la quota 103. Perché queste misure siano ancora valide nel 2025, sarà necessario un ulteriore rinnovo da parte del governo, un’estensione che è tuttora incerta.
Se la tendenza attuale continuerà, come dimostrato dalle precedenti manovre di bilancio, le prospettive saranno negative per i nati nel 1963. Già con l’ultima legge di bilancio, il governo ha prorogato queste tre misure, ma in maniera più restrittiva rispetto al 2023. I nati nel 1963 sarebbero i più penalizzati, poiché raggiungeranno i 62 anni nel 2025 e potrebbero trovarsi ad affrontare requisiti più severi. Se la quota 104 fosse approvata solo per il 2025, chi è nato nel 1963 perderebbe l’opportunità di andare in pensione nel 2026, dovendo invece attendere i requisiti ordinari per le pensioni anticipate, che prevedono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, a meno che non vengano introdotti ulteriori cambiamenti.