Adottare un’alimentazione sana non è sempre facile perché in commercio si trovano numerosi alimenti che ingannano, ecco quali sono.
Quando si va al supermercato si ha la possibilità di scegliere tra una miriade di prodotti, freschi, a lunga conservazione o surgelati, ma a volte optare per quelli più sani diventa un’impresa. Il fatto è che molti cibi attraggono per via del packaging, realizzato appositamente per vendere, ma ciò non significa che rispondano esattamente alle aspettative, anzi, spesso le etichette sono ingannevoli.
Sebbene le aziende alimentari rispettino le normative, a volte le diciture e le immagini presenti nelle confezioni sono fuorvianti. Il consumatore, dunque, mette nel carrello i prodotti che desidera ma non sempre è consapevole della loro vera natura e degli effetti che possono avere nella dieta. Ecco allora alcuni consigli su come riconoscere i cibi che sembrano sani ma che in realtà non lo sono.
Occhio agli scaffali del supermercato, non tutto ciò che è “light” e “salutare” come indicato in etichetta è davvero così
Per tutelare i nostri diritti di consumatori e anche la nostra salute dobbiamo partire dalla consapevolezza che l’industria alimentare ha un solo scopo: vendere. E per ottenere i risultati può arrivare a confondere volutamente tramite messaggi ambigui, sebbene rispettando le normative vigenti.
Un esempio eclatante dei cibi che sembrano salutari ma non lo sono è lo yogurt. Si acquista pensando che sia un alimento sano, che fa bene al microbiota, ma non tutti gli yogurt a scaffale sono da considerarsi sani. Infatti quando si trovano diciture come “light” o “magro” significa che siamo di fronte a un prodotto a cui sono stati tolti i grassi ma anche a cui sono stati aggiunti molti zuccheri. Inoltre, qualsiasi processo abbia subito per diventare “leggero” a questo punto lo yogurt è diventato un alimento super processato, e quindi non salutare.
Lo stesso discorso vale anche per gli alimenti “vegetali”; spesso vengono scelti come sostituti della carne, per etica o necessità nutrizionali, ma anche in questo caso ci troviamo di fronte a un prodotto finito che – per arrivare a quel determinato sapore e consistenza – ha subito numerosi processi e dunque ha perso le caratteristiche organolettiche potenzialmente salutari.
Anche l’insalata in busta, sebbene non sia stata “trasformata” in alcun modo, non è molto salutare; innanzitutto perché per evitare che deperisca in fretta viene sottoposta a lavaggio con sostanze chimiche (il Cloro) e poi perché nonostante le diciture in etichetta affermino che sia già “pronta da consumare” in realtà è da lavare perché esposta a carica batterica molto di più dell’insalata venduta al banco dell’ortofrutta.