Cosa succede quando non si paga l’affitto in tempo? La preoccupazione che attanaglia un po’ tutti gli inquilini in Italia
In Italia, il tema degli affitti è centrale, come testimoniato da alcune proteste degli scorsi mesi. Il rischio di non riuscire a essere in regola con il pagamento del canone è qualcosa che preoccupa un po’ tutti gli inquilini. Ma cosa succede in tal caso? Ecco cosa dice la legge.
Parlavamo di tema affitti. Ma, forse, dovremmo dire di caro-affitti. I canoni di locazione, infatti, sono sempre più cari un po’ in tutte le città, anche se i grandi centri (si pensi a Milano) sono quelli che registrano gli aumenti più alti e, a volte, inaccettabili. Proprio per questo, negli scorsi mesi, gli studenti universitari italiani si sono schierati contro questa tendenza.
Sì, perché per chi vive in una casa in affitto, il canone di locazione rappresenta una delle spese principali nel bilancio personale o familiare. Non solo. Rappresenta anche una forma di preoccupazione, qualora non si dovesse riuscire a onorare il contratto. Ecco cosa succede, allora, se non si paga l’affitto entro i tempi previsti.
Quando si rischia lo sfratto per morosità
Lo sfratto per morosità è un processo legale che consente al proprietario di un immobile di riappropriarsi del bene concesso in affitto in caso di mancato pagamento dei canoni da parte dell’inquilino. Il locatore può avvalersi dello sfratto per morosità, regolato dall’art. 658 del Codice di procedura civile, per ottenere la riconsegna dell’immobile in caso di mancato pagamento dei canoni d’affitto o delle spese accessorie previste dal contratto. Questo procedimento è solitamente più rapido rispetto ad altre azioni legali.
Il processo inizia solitamente con l’invio di una lettera di diffida all’inquilino moroso tramite raccomandata A/R, sollecitandolo a saldare i canoni dovuti entro una certa data, pena l’obbligo di lasciare l’immobile. Se la diffida non ha effetto, il locatore può procedere con un atto di intimazione di sfratto per morosità, citando l’inquilino in udienza per la convalida del procedimento e, eventualmente, emettendo anche un’ingiunzione di pagamento per i canoni scaduti. Ovviamente tutto questo vale per i contratti d’affitto regolarmente depositati presso l’Agenzia delle Entrate.
Se l’inquilino si presenta e salda il debito, il procedimento si ferma e viene chiuso. Mentre se si oppone nasce un vero e proprio contenzioso. Dal momento in cui viene citato in giudizio, l’inquilino moroso può essere chiamato in udienza entro un mese. Se il giudice convalida lo sfratto, il locatore deve attendere circa due o tre mesi per riprendere possesso dell’immobile. Se l’inquilino non libera l’immobile entro i termini stabiliti dal giudice, si procede con la notificazione di un atto di precetto, concedendo 10 giorni per lasciare l’abitazione. In caso di ulteriore inadempimento, si procede con lo sfratto esecutivo, anche con l’ausilio della forza pubblica, se necessario. Il contributo unificato, da pagare al Tribunale, varia in base al valore della causa, ovvero la somma dei canoni non pagati, e va da 21,50€ a 843,00€.