Di recente Roberto Ghiselli, Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, ha lanciato un allarme riguardo alle pensioni. Ecco cosa sta succedendo.
Studiare, lavorare, andare in pensione: almeno per la generazione del dopoguerra, questo paradigma era una certezza assoluta. Ma in futuro l’ultimo anello della catena – l’agognato assegno pensionistico – sarà sempre meno “scontato”. E potrebbe addirittura saltare. E se a mettere le mani avanti è il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, il monito non è affatto sa sottovalutare.
Secondo quanto dichiarato di recente da Roberto Ghiselli, Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, senza un nuovo approccio olistico che includa riforme strutturali, incentivi alla natalità e all’occupazione giovanile, oltre a una gestione ottimizzata delle risorse (in altre parole: un impegno coordinato e una visione a lungo termine), il sistema paese potrebbe non essere più in grado di garantire pensioni sostenibili e adeguate per le generazioni future. Vediamo nel dettaglio i numeri in gioco.
Le parole di Ghiselli hanno naturalmente sollevato serie preoccupazioni sulla stabilità finanziaria dell’INPS. Le proiezioni future sono tutt’altro che promettenti: si stima che il bilancio passerà da un attivo di 23 miliardi a un passivo di 45 miliardi entro il 2032. Questo scenario allarmante è principalmente dovuto al cambiamento demografico e al cosiddetto effetto a “piramide rovesciata”, con un calo delle nascite e un invecchiamento della popolazione.
La combinazione tra diminuzione della popolazione attiva e aumento del numero di pensionati sta già mettendo a dura prova il sistema previdenziale. Con un minor numero di lavoratori che versano contributi e l’aumento della platea di pensionati, l’INPS va inevitabilmente incontro a una crisi di sostenibilità. Per affrontare la situazione è indispensabile adottare una strategia multifattoriale.
Innanzi tutto occorre promuovere politiche che incentivino la natalità e favoriscano l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Una gestione più attenta delle risorse previdenziali potrebbe includere la riduzione degli sprechi e l’ottimizzazione dei processi amministrativi. L’adozione di tecnologie avanzate per la gestione dei dati e il monitoraggio delle spese potrebbe inoltre portare a risparmi significativi e a una maggiore trasparenza. Infine, la revisione dei criteri di accesso alle pensioni potrebbe (e dovrebbe) prevedere un allungamento dell’età pensionabile in linea con l’aspettativa di vita e una maggiore flessibilità nelle modalità di ritiro dal lavoro, in modo da distribuire in modo più equo il carico previdenziale tra le generazioni.
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