Gli italiani hanno bocciato Quota 103: il canale speciale di pensione anticipata rivela troppe penalizzazioni per i lavoratori.
Il Governo non ha ancora sciolto le riserve su cosa ne sarà di Quota 103, Ape Sociale e Opzione donna. La Lega punta sull’introduzione di Quota 41, ovvero sulla possibilità di uscire con quarantuno anni di versamenti a prescindere dall’età anagrafica, ma il resto della maggioranza crede che sia troppo complicato trovare le coperture per una simile riforma.
Tutto l’esecutivo lavora a una proposta di legge di riorganizzazione del sistema previdenziale. E c’è anche l’ipotesi di un ritorno allo schema della legge Dini con una flessibilità in uscita calibrata su una gamma di età comprese dai sessantaquattro ai settantadue anni. Una novità importante che metterebbe fine al ricorso al sistema delle quote.
Quota 103, per esempio, non ha avuto il successo che in tanti avevano previsto: colpa delle troppe penalizzazioni che hanno pesato su coloro che hanno scelto di usare questo canale di uscita dal lavoro.
Andare in pensione con la Quota 103 si è dimostrato finora difficile e in molti casi sconveniente. La misura che, sulla carta, permette di andare in pensione anticipata combinando età e anni di contributi (sessantadue anni di età e quarantuno anni di contributi) ha deluso i lavoratori che speravano in un canale di uscita veloce, equo e facilmente sfruttabile.
Andare in pensione a sessantadue anni nel 2025 con Quota 103 comporta infatti un costo economico significativo per il lavoratore: la pensione viene liquidata integralmente con il sistema contributivo. Mentre nel 2023 il calcolo era basato su un sistema misto, ora viene interamente applicato il sistema contributivo, e questo cambiamento comporta una riduzione dell’importo della pensione per chi ha lavorato prima del 1996.
Il metodo contributivo, infatti, tende a essere meno generoso rispetto al sistema misto. Ora è richiesto un montante contributivo di almeno quarantuno anni di versamenti, e anche questo rappresenta un ostacolo per chi non ha cominciato a lavorare in giovane età o per chi ha avuto interruzioni durante la carriera lavorativa.
In generale, il Governo ha già posto parecchi limiti allo sfruttamento della quota, e nuove penalizzazioni potrebbero essere introdotte per chi matura i requisiti per la Quota 103 nel 2025. Mancano infatti le coperture. Quest’anno, l’importo massimo della pensione anticipata con Quota 103 non può superare i 2.395 euro lordi al mese fino al compimento dei sessantasette anni.
In precedenza, invece, il limite era di cinque volte il trattamento minimo. C’è poi un altro aspetto parecchio critico: nel 2024 rispetto al passato, si assiste all’allungamento delle finestre di accesso alla pensione. Per i lavoratori del settore privato, l’attesa passa da tre a sette mesi. E per i dipendenti pubblici l’attesa si estende da sei a nove mesi.
La proroga di Quota 103 sembra a oggi poco probabile. Secondo molti analisti la misura è in bilico e potrebbe quindi non essere rinnovata dopo il 31 dicembre 2024. Da qui la diffusa incertezza per i tanti lavoratori che si stanno avvicinando all’età pensionabile.
Ecco perché il Governo sta pensando a delle alternative. Non è neppure escluso che si possa tornare alla legge Fornero, ovvero allo standard così criticato dall’attuale esecutivo.
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