Lo stress lavorativo da oggi può essere risarcito, alcune recenti sentenze della Cassazione rimarcano il diritto dei lavoratori.
Lavorare in un ambiente malsano e stressante è qualcosa che purtroppo accade molto spesso, però forse non tutti sanno che la Legge tutela proprio da questa eventualità.
Di recente la Corte di Cassazione ha emesso alcune sentenze che ci dimostrano innanzitutto l’attenzione al tema dei danni da stress lavorativo, e poi che esistono normative che possono tutelare sia i dipendenti che i datori di lavoro.
Ma cos’è in realtà lo stress lavorativo e come fare a ottenere un eventuale risarcimento? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Esistono numerose Leggi e normative che tutelano il diritto alla salute psico-fisica del lavoratore dipendente, e dunque sono previste anche sanzioni e obblighi di risarcimento quando questo non viene rispettato.
Il datore di lavoro, per Legge, deve garantire un ambiente sano, sotto tutti i punti di vista; non solo quelli, ad esempio, della sicurezza ma anche del benessere dei suoi subordinati. Questo quindi significa anche una responsabilità maggiore, imprescindibile.
Se il datore di lavoro, dunque, permette che all’interno dell’azienda avvengano episodi di mobbing viene ritenuto direttamente responsabile. Lo stesso dicasi se tra i vari lavoratori in base alla gerarchia vengono assunti atteggiamenti aggressivi che minano la serenità del subordinato o viceversa.
Il datore di lavoro, quindi deve “evitare iniziative, decisioni o comportamenti che possano danneggiare la dignità morale del lavoratore”. Non solo: secondo la Cassazione non è necessario che vi sia un intento volontario di danneggiare il soggetto, con azioni dirette, (mobbing, stalking eccetera) ma è sufficiente che si sia creato un ambiente di lavoro ansiogeno e iniquo.
Per fare qualche esempio pratico in questo senso, quando ad un dipendente vengono negati i turni di riposo, o che vengono contattati telefonicamente a casa quando hanno finito il turno, quando è sottoposto a eccessivi straordinari.
Le normative che tutelano i lavoratori da tutte queste e molte altre forme di “violenza psico-fisica” sono contemplate dall’articolo 2087 del Codice civile. Anche se può sembrare difficile inquadrare il tipo di ingiustizia che si sta subendo, è importante sapere che la Cassazione fornisce ampio margine.
Infatti il lavoratore che pensa di essere oggetto di suddette violenze e che sta risentendo negativamente dell’ambiente di lavoro ansiogeno non deve fare altro che denunciare al Giudice ciò che sta vivendo. Sarà questi a stabilire la natura della violazione dei diritti e dunque a procedere, se necessario, alla richiesta di risarcimento.
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