Ecco un quesito di cultura che mette in difficoltà anche i più esperti: potrà fornire la risposta corretta solo chi conosce bene la storia dell’arte.
Una domanda su Michelangelo e il suo più grande capolavoro: la Cappella Sistina. Per dipingere tramite affresco il grande capolavoro dell’arte rinascimentale, il grande artista toscano fu impegnato per lunghi anni. Lavorò alla volta dal 1508 al 1512. Poi si dedicò al Giudizio Universale dal 1536 al 1541 circa. In tutto, dunque, dipinse per nove anni.
Oltre a impressionare per la sua bellezza e per il suo contenuto artistico, la Cappella Sistina è famosa per le sue dimensioni imponenti e per l’affascinante complessità plastica e allegorica delle scene raffigurate. Inoltre, gli storici dell’arte studiano da secoli l’esecuzione materiale dell’opera. Per realizzare l’affresco Michelangelo passò moltissime ore al giorno, per vari anni, in una posizione assai scomoda.
E la domanda riguarda proprio questo aspetto. Quale supporto utilizzò l’artista per poter compiere il suo capolavoro? Per dipingere la Cappella Sistina utilizzò un trabattello, un treppiedi o un trespolo? Per arrivare alla risposta corretta non solo si deve conoscere la storia dell’arte, ma è anche importante saper usare la logica.
Bisogna partire da un dato essenziale, ossia dal metodo usato per la pittura. Parliamo di un affresco, una tecnica complicatissima che comporta perizia massima, rapidità e capacità di poter aggiungere dettagli in “presa diretta”. Prima di iniziare a dipingere, Michelangelo ha dovuto infatti preparare l’intonaco, che era composto da una miscela di calce e sabbia.
L’affresco si opera mentre l’intonaco è ancora umido. Per questo Michelangelo applicava i pigmenti, che poi si legavano chimicamente all’intonaco durante l’asciugatura, rendendo il colore un elemento strutturale della parete, e doveva lavorare con grande velocità e con metodo.
Cappella Sistina, lo strumento essenziale: ecco la risposta corretta
Sappiamo che Michelangelo lavorò completando l’opera sezione per sezione (ogni sezione era detta giornata) prima che l’intonaco si asciugasse. E doveva farlo ponendosi di fronte al piano di lavoro. La cupola si trova in alto, su un piano curvo, e l’artista doveva porsi a essa parallelo.
Poi, per applicare i più fini dettagli, dovette stendere un secondo strato di intonaco ancora più leggero, ciò che lo stesso Michelangelo chiamava “intonachino”. E doveva farlo in loco, ossia sempre sospeso a pochi metri dalla cupola. Il treppiedi c’entra poco con la pittura: è uno strumento usato soprattutto da fotografi e registi per stabilizzare e mantenere ferma la fotocamera durante le riprese.
Il trespolo, invece, è un supporto usato per tenere in posizione verticale tele, tavolozze o altri strumenti di lavoro durante la creazione delle opere d’arte. Può anche riferirsi a un piccolo sgabello su cui l’artista può sedersi mentre lavorava. E di certo Michelangelo non poteva star seduto su uno sgabello per poter lavorare al suo affresco.
La risposta corretta è dunque la numero uno: il trabattello. Si tratta di un’impalcatura tubolare mobile su ruote, ancora oggi utilizzata per lavori di edilizia, verniciatura o impiantistica. Ai tempi di Michelangelo era in legno, mentre oggi è in acciaio. Fu proprio l’artista a progettare il proprio strumento per raggiungere l’alta volta. Le impalcature fissate alla parete ma spostabili (con staffe) gli permisero di lavorare comodamente stando in piedi, senza il rischio di appoggiarsi direttamente sulla superficie dipinta.