Il tumore della prostata fa paura, per questo è bene arrivare a una diagnosi tempestiva, ma è preferibile un test fai da te o esami del sangue accurati?
Si sottolinea spesso come prevenzione e diagnosi precoce siano gli strumenti migliori per aumentare le possibilità di guarire da malattie anche potenzialmente gravi. Questo è certamente vero ed è reso possibile dai passi avanti fatti dalla ricerca scientifica, che sarebbe bene continuare a sostenere.
Non può quindi che essere un errore trincerarsi dietro alla paura e non sottoporsi a controlli periodici, cosa valida sia per le donne sia per gli uomini. Le prime, nella maggior parte dei casi, sono certamente più ligie e spesso fanno almeno una volta l’anno una visita dal ginecologo, lo stesso però dovrebbero fare anche i maschi con l’andrologo, da cui si presentano solo se hanno dei sintomi che si rivelano debilitanti. Non farlo può rendere però difficile capire se si abbia il tumore alla prostata, una delle patologie più diffuse, specie dai 50 anni in su.
Come scoprire se si ha il tumore alla prostata
Capire cosa sia il tumore alla prostata e le sue possibili conseguenze non può che essere importante così da sapere se si rientra tra i soggetti a rischio. Questa è una patologia che si origina dalle cellule presenti all’interno di una ghiandola, la prostata, che cominciano a crescere in maniera incontrollata. La ghiandola è presente solo negli uomini e si trova di fronte al retto, con il compito di produrre parte del liquido seminale durante l’eiaculazione.
In condizioni normali le dimensioni della prostata possono essere simili a quelle di una noce, ma con il trascorrere degli anni può crescere, specie se si soffre di altre patologie, al punto tale da rendere difficile riuscire a urinare. A influire sulla possibilità di ammalarsi è certamente la familiarità (rischio doppio se lo hanno avuto un padre o un fratello), ma anche mutazioni ai geni come BRCA1 e BRCA2, già coinvolti nell’insorgenza di tumori di seno e ovaio, o della Sindrome di Lynch (tumore del colon non poliposico ereditario; HNPCC). Non si devono però trascurare anche alcune abitudini che, a lungo andare, possono essere altrettanto dannose, quali poco esercizio fisico, fumo e alcol, dieta ricca di grassi saturi e obesità.
Ma qual è il modo migliore per arrivare alla diagnosi? Sulla base di quanto emerso da uno studio dell’Institute of Cancer Research di Londra, in collaborazione con The Royal Marsden NHS Foundation Trust, potrebbe essere sufficiente anche un test della saliva. Questo modo di agire, infatti, avrebbe prodotto meno falsi positivi e permesso di scoprire in maniera tempestiva il cancro. Questi test sono fai da te e sono facili da usare, oltre a non essere invasivi. Basta infatti raccogliere una piccola quantità di saliva per estrarre il DNA e analizzarlo, così da notare eventuali variazioni genetiche che sono legate al tumore alla prostata.
In genere invece fino ad ora ci si è basati sul dosaggio del PSA, l’antigene prostatico specifico, riscontrabile attraverso un esame del sangue. Questo però può rivelarsi utile soprattutto nei casi già diagnosticati, non è detto sia sempre affidabile negli altri.