In caso di lutto legato alla perdita di una persona cara è possibile assentarsi dal lavoro, ecco cosa prevede la legge e per quanti giorni è possibile farlo.
Perdere una persona cara non può che provocare un grande dolore e richiede in genere un periodo più o meno lungo per cercare di accettare quel dolore, anche se non è detto che questo se ne vada in breve tempo.
Nella fase immediatamente successiva alla morte, specialmente se si tratta di un qualcuno con cui si ha un legame di parentela stretto, è inoltre necessario occuparsi in prima persona di alcune pratiche importanti quali l’organizzazione del funerale, a cui seguono poi quelle di tipo burocratico, che possono essere legate alla gestione dei suoi beni, del conto corrente e dell’eventuale eredità. Inevitabilmente, quella è una delle fasi più complicate, in cui le lacrime possono essere messe momentaneamente da parte ben sapendo che ci sono questioni prioritarie da gestire.
Lavorare nello stesso periodo è inevitabilmente impensabile, fortunatamente non si è costretti a farlo, così da dedicare il nostro tempo a chi fa parte della famiglia e sta soffrendo allo stesso modo. La legge viene in aiuto dei lavoratori dipendenti e consente di prendere alcuni giorni di permesso, è bene però sapere quali siano le norme a riguardo, così da sapere come comportarsi.
Assentarsi dal lavoro per un lavoratore dipendente in caso di scomparsa di una persona cara è possibile. I lavoratori dipendenti hanno infatti la facoltà di prendere i permessi per lutto, così da gestire al meglio la fase successiva alla morte.
Sulla base di quanto stabilito dalla legge, è possibile prendere tre giorni lavorativi all’anno di permesso retribuito per lutto familiare, ossia per la morte del coniuge, di un parente entro il secondo grado o del convivente. Il datore di lavoro deve quindi essere informato della situazione, ben sapendo di non potersi opporre, ma anche di poter concedere, se fosse necessario, le giornate in modo non consecutivo (tutto dipende dalle varie esigenze della persona). È quindi indispensabile presentare in azienda l’apposita documentazione che dimostri la morte della persona o, in alternativa, una dichiarazione sostitutiva.
È consentito però usufruire dei giorni di permesso per lutto entro un tempo massimo di sette giorni dal decesso. Qualora non venisse motivata in maniera opportuna, il responsabile dell’azienda potrebbe non concedere il permesso, che potrebbe quindi diventare non retribuito se si decidesse di non presentarsi comunque al lavoro. Prima di andare incontro a sorprese sgradevoli è comunque bene verificare sempre il proprio CCNL, così da avere un’idea ben precisa di quello che è previsto e far valere i propri diritti. Se i giorni dovessero diventare non retribuiti, è però necessario recuperarli secondo le modalità prescritte nel contratto collettivo.
A meno che il rapporto tra le parti non sia deteriorato, raramente potrà esserci un diniego all’istanza, se possibile sarebbe comunque bene avvisare di quanto accaduto il giorno stesso della morte o al massimo quello successivo. Il permesso è in genere valido per i familiari più stretti, ovvero genitori e figli, fratelli e sorelle, nipoti e nonni (anche nel caso di funerale all’estero).
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