C’è una certa agitazione intorno all’assegno di inclusione perchè non tutti, tra chi ha fatto domanda, potranno usufruirne
L‘Assegno di Inclusione (ADI) è un sostegno economico destinato alle famiglie in difficoltà economica. Dal 1° gennaio 2024 ha sostituito il reddito di cittadinanza.
Tuttavia la macchina delle domande si è inceppata mettendo in difficoltà non poche famiglie. La causa risiederebbe in meri errori che compirebbero i potenziali candidati e che se ci si attiva in tempo si possono correggere e superare.
Finora, l’ADI è stato erogato a 480mila nuclei familiari, ma il processo non è stato privo di controversie. Sono infatti 182.350 le domande respinte, mentre i soggetti potenzialmente idonei sono 737mila.
Le famiglie in difficoltà economica possono richiedere l’ADI se il loro ISEE è entro i 9.360 euro e nel nucleo familiare è presente almeno un minore, un disabile o un over 60, o se si trovano in una situazione di disagio accertato. Recentemente, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha specificato che 24.115 domande necessitano di un supplemento di istruttoria per accertare la disabilità o la conformità del nucleo familiare.
Benché non sia chiaro cosa voglia dire “disagio accertato”, questa domanda si può porre tranquillamente all’INPS, la prima cosa da fare è la verifica della propria Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU). È fondamentale assicurarsi che il proprio reddito sia al di sotto della soglia stabilita per ottenere il beneficio. Errori comuni includono il superamento dei limiti di reddito consentiti e la mancata compilazione corretta della dichiarazione lavorativa. È altrettanto essenziale presentare tutti i documenti necessari, specialmente per certificare eventuali disabilità. Un quarto delle domande respinte deriva proprio dall’assenza dei requisiti necessari.
Un’altra causa frequente di rifiuto è legata a irregolarità nella documentazione presentata. Le domande sospese per irregolarità possono essere sanate fornendo nuova documentazione o apportando le necessarie rettifiche. In questi casi, è cruciale prestare attenzione alle comunicazioni dell’INPS, che informerà i richiedenti sulle procedure da seguire per risolvere le irregolarità.
In caso di domanda respinta, il richiedente ha diritto a presentare un’istanza di riesame presso la sede INPS territorialmente competente entro 30 giorni dalla comunicazione dell’esito. Alternativamente, è possibile avanzare un ricorso giudiziario. Queste procedure offrono un’ulteriore opportunità di verifica e correzione degli errori che hanno portato al rifiuto.
L’Assegno di Inclusione rappresenta un importante strumento di sostegno per molte famiglie italiane in difficoltà. Tuttavia, la complessità dei requisiti e delle procedure può portare a un alto tasso di rifiuto delle domande. In caso di problemi, le procedure di riesame e ricorso offrono ulteriori possibilità per ottenere il beneficio. L’attenzione ai dettagli e la tempestiva risposta alle comunicazioni possono fare la differenza nell’ottenimento dell’ADI.
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