Secondo recenti studi ci sarebbe un modo per individuare subito l’asma, anni prima che questa si manifesti completamente.
Come per ogni patologia questo tipo di approccio consentirebbe di intervenire non solo quando la malattia è latente ma quando è ancora possibile fare delle modifiche per attenuarne gli effetti, prima che questi siano ovviamente evidenti e possano compromettere la vita della persona.
La pubblicazione sul New England Journal of Medicine potrebbe cambiare per sempre tutto quello che si conosce su questa patologia e migliorare quanti sono affetti da asma ma anche da broncopneumatia cronica ostruttiva. I risvolti di questo studio potrebbero essere una traccia senza precedenti del cambiamento che è stato fatto dalla medicina per queste condizioni specifiche.
Si tratta di una condizione di tipo cronico che è caratterizzata per la reattività eccessiva dei bronchi. In questo caso si manifesta con tosse, respiro sibilante, costrizione del torace e sensazione tipica di mancanza d’aria. La malattia è molto complessa, più di quanto si possa immaginare. Oltre i fattori genetici che hanno un ruolo determinante c’è da considerare la questione ambientale che può attenuare o meno la gestione dei sintomi. Tendenzialmente si tiene sotto controllo con terapie continuative, anche se in alcuni casi i disturbi possono peggiorare nel tempo in maniera graduale o improvvisa.
Questa infiammazione cronica delle vie aeree ha un problema sicuramente aggravante, la diagnosi. Talvolta risulta difficile identificarne i contorni e distinguerla da altre condizioni, soprattutto quando ci si relaziona ad essa in pazienti che sono ormai adulti. La questione è molto diversa per i bambini e quindi porta ad un approccio migliore e mirato.
Tali malattie, se non diagnosticate in tempo utile, peggiorano, avanzano e quindi sono sempre più difficili da trattare successivamente, andando a inibire la qualità e la salute generale degli individui che devono fare i conti con questo tipo di condizione. Con il nuovo sistema è possibile diagnosticare e intervenire sulla malattia tempestivamente e quindi migliorarne l’approccio e l’evoluzione. I dati dimostrano risultati stupefacenti.
Lo studio è stato effettuato su 17 località differenti e ha portato ad un evidente cambiamento tra quelli che erano stati trattati prima da quelli che avevano ricevuto una diagnosi solo successiva. Nicole Ezer, responsabile dello studio, ha evidenziato come avere attestazione di questo cambi completamente le cose. Secondo quanto riportato ai media locali, cure primarie permettono anche ai laboratori in sede di gestire la patologia e di avere risultati eccellenti. Questo vuol dire ottima qualità della vita per le persone che sono affette da questa condizione e che possono quindi vivere molto più liberamente.
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