La riforma delle pensioni cui starebbe pensando il Governo italiano potrebbe essere addirittura peggiorativa della Legge Fornero
Il governo italiano sta proponendo una revisione delle pensioni, mirando a offrire un’opportunità di pensionamento anticipato a migliaia di lavoratori attraverso il meccanismo della Quota 41. Tuttavia, questa proposta viene accompagnata da un taglio significativo dell’assegno pensionistico, pari al 15%, attraverso l’adozione del metodo contributivo integrale. Entriamo nel dettaglio.
L’obiettivo principale di questa iniziativa è rivisitare la riforma delle pensioni introdotta dall’ex ministra Elsa Fornero, che prevedeva una pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, il governo ritiene che una Quota 41 “pura” comporterebbe costi eccessivi, stimati in 4 miliardi nel 2025 e 9 miliardi a regime.
Per questo motivo, si sta considerando una modifica sostanziale del sistema, con l’adozione di un approccio integralmente contributivo. Questo sistema baserebbe l’importo della pensione sulla quantità di contributi versati, anziché sugli ultimi stipendi percepiti come avviene attualmente con il sistema retributivo. Tuttavia, ciò comporterebbe una riduzione dell’assegno pensionistico di circa il 15%.
Attualmente esiste già una formula di Quota 41 riservata a categorie specifiche di lavoratori precoci, ma per accedervi occorrono ulteriori requisiti, come appartenere a categorie di lavoratori vulnerabili o avere almeno un contributo settimanale versato nel sistema retributivo prima di gennaio 1996. Con il nuovo meccanismo proposto dal governo, la formula sarebbe estesa a tutti.
Tuttavia, al ministero dell’Economia si mostra prudenza riguardo a queste proposte, evidenziando le previsioni di aumento della spesa per le pensioni nel prossimo futuro. Il documento del Def indica un aumento del 5,8% della spesa per pensioni nel 2024 e del 2,9% in media nei tre anni successivi.
Il ministro Giancarlo Giorgetti preferirebbe invece una proroga della Quota 103, che prevede l’uscita dal lavoro con tagli sugli assegni raggiungendo una somma specifica di contributi ed età. Questa preferenza deriva dai limiti numerici dei fondi previdenziali, considerando che il numero di pensionati è in crescita, mentre gli occupati aumentano più rapidamente.
Le proiezioni indicano un rapporto sempre più sfavorevole tra pensionati e occupati nel futuro, rendendo necessarie strategie per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico. Come sempre accade in politica, nulla può essere dato per certo fin quando non è nero su bianco. Ma, evidentemente, i rumors che arrivano sulla riforma del sistema pensionistico in Italia non fanno dormire sonni tranquilli i pensionati nostrani.
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