Il diabete, ogni anno, colpisce milioni di persone. Ma, una volta che lo abbiamo, si può guarire oppure è per sempre? La risposta è incredibile.
Sono tantissime le persone affette da diabete. Questa patologia, infatti, riguarda oltre 422 milioni di persone in tutto il mondo. Ad esserne affetti soprattutto soggetti sopra i 50 anni. Una nuova ricerca ha rovesciato tutte le nostre convinzioni in merito a questa malattia. Vediamo insieme cosa hanno scoperto gli studiosi.
Esistono due tipi di diabete: il diabete di tipo 1 che è una malattia autoimmune e il diabete di tipo 2 che è una patologia metabolica. Il 90% delle persone che hanno il diabete soffrono della forma di tipo 2. Si tratta, per fortuna, di un tipo di diabete più facile da tenere sotto controllo in quanto non viene prodotto direttamente dal nostro sistema immunitario.
Il diabete è caratterizzato da un’elevata percentuale di zuccheri nel sangue che non riescono ad essere smaltiti dal pancreas. Molto spesso, chi ne è affetto, deve ricorrere ai farmaci: dalle pillole fino a iniezioni di insulina. Naturalmente, nel caso delle malattie metaboliche, la miglior cura è sempre la prevenzione.
Una dieta sana ed equilibrata e una regolare attività fisica contribuiscono a mantenerci in salute e a prevenire il rischio di contrarre malattie come, appunto, il diabete, il colesterolo o l’ipertensione. Ma, una volta che ci siamo ammalati, è possibile guarire oppure il diabete è per sempre?
Diabete: un nuovo studio rivoluziona tutto
Il diabete di tipo 2 è una malattia metabolica molto grave e, purtroppo, molto diffusa in tutto il mondo: ad esserne affetti sono più di 422 milioni di persone. Un nuovo studio scientifico ha rivoluzionato tutte le precedenti convinzioni che si avevano in merito a questa patologia.
Fino ad oggi anche la maggior parte dei medici pensavano che con il diabete si dovesse convivere. Un nuovo studio condotto da Roy Taylor della Newcastle University ha dimostrato l’esatto contrario: con una dieta ferrea e una perdita di peso di almeno 10 chili, si può far regredire il diabete di tipo 2.
Questo avviene perché, con la perdita di peso, le cellule del pancreas deputate a smaltire gli zuccheri presenti nel sangue, ricominciano a funzionare in modo più efficace. Tuttavia c’è un fattore determinante: la tempestività. Bisogna agire prontamente appena la malattia insorge. Infatti prima si interviene e più alte sono le probabilità di successo.
In questo nuovo studio, Roy Taylor ha confrontato due gruppi di pazienti: in un gruppo il diabete era regredito in seguito al calo ponderale mentre nel secondo i livelli di glicemia nel sangue erano rimasti gli stessi nonostante il dimagrimento. La differenza sostanziale tra i due gruppi erano proprio gli anni intercorsi tra la diagnosi di diabete di tipo 2 e l’intervento con la dieta.