La sindrome del bambino scosso è più comune di quanto non si pensi: i rischi, da cosa viene provocata e a cosa bisogna stare attenti
I neonati sconvolgono la vita dei genitori e di tutti coloro che stanno intorno, in un turbinio di gioia ed emozioni spesso difficili da gestire. Non è sempre facile adattarsi a quei momenti, il pianto continuo di cui spesso non si capisce la causa e la lo stato psicologico della famiglia – la madre, per esempio, può incorrere nella depressione post partum, con tutte le ricadute del caso.
In ogni caso, è fondamentale non scuotere il bambino o compiere movimenti troppo bruschi che potrebbero avere conseguenze gravi per il piccolo, spesso sottovalutate. In questi giorni, i fari sono accesi sulla ‘Shaken Baby Syndrome‘, la sindrome del bambino scosso, per cui è stata istituita una giornata di sensibilizzazione il 7 aprile. Il tema è arrivato, dunque, in più di trenta piazze italiane, in cui gli specialisti sono stati impegnati a far capire perché non bisogna muovere in maniera troppo forte il bambino e non rappresenta mai una soluzione per calmarlo.
E, ugualmente, non bisogna farlo neanche nei momenti in cui si vuole giocare con lui. Tutto parte dal fatto che il cervello del neonato è particolarmente delicato e l’impatto con le ossa del collo, durante lo scuotimento, possono portare a una condizione serissima, con segni acuti e molto gravi.
Movimenti che all’apparenza possono sembrare banali, in realtà, possono nascondere delle insidie molto importanti. Il bambino, soprattutto nei primi mesi di vita, potrebbe avere un ematoma subdurale o un edema cerebrale, un rigonfiamento dell’encefalo. Addirittura, in alcuni casi, ci sono anche segni di emorragia della retina.
I segni e i sintomi sono vari, ma facilmente riconoscibili per il pediatra: la situazione può variare da un’estrema e inconsueta sonnolenza a un’agitazione marcata, con difficoltà a nutrirsi o vomito. Anche nella crescita, ci potrebbero essere delle conseguenze: i problemi cerebrali possono sfociare in problemi del comportamento e difficoltà scolastiche.
È chiaro che la sindrome del bambino scosso, oltre che dalla prevenzione, passa anche da un aiuto concreto ai neo genitori nei primi anni di vita. Vanno sostenuti nello stress e nella stanchezza, e devono essere consapevoli delle prassi da adottare nella crescita del piccolo. ‘Non scuoterlo!’ è comunque un grido che ora va ascoltato per il bene di tante famiglie.
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