Una guida pratica all’assunzione della vitamina D seguendo i consigli dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Sciogliamo ogni dubbio.
La vitamina D è un ormone prodotto a livello della cute in caso di esposizione solare. Quando manca è possibile integrare i livelli con la dieta assumendo particolari cibi quali salmone, pesce azzurro, tuorlo d’uovo, latticini.
Le vitamine sono nutrienti dell’organismo. Alcune sono prodotte autonomamente dal corpo – come la vitamina D – mentre nella maggior parte dei casi occorre introdurle con l’alimentazione. Attualmente le vitamine conosciute sono tredici. Si differenziano per struttura chimica, funzioni, proprietà e si dividono in vitamine idrosolubili e liposolubili. La funzione della vitamina D è di regolare l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo in modo tale da favorire la normale formazione e mineralizzazione dell’osso, di contribuire alla normale contrattilità muscolare e di agire sul sistema immunitario.
I livelli di vitamina D crescono quando ci esponiamo al sole. Questo è il modo naturale ed efficace per garantire all’organismo il giusto apporto della vitamina. La dieta, infatti, ha quantità limitate di vitamina D non risultando, secondo l’AIFA, una fonte adeguata. Il consiglio, dunque, è di approfittare delle belle giornate per fare incetta di sole proteggendo adeguatamente la pelle.
Quando si deve misurare il livello di vitamina D nel corpo
In presenza di specifiche condizioni di rischio il medico suggerirà di controllare il dosaggio di vitamina D sottoponendosi ad un comune esame del sangue (nella forma 25(OH)D). Le persone sane non hanno motivo di integrare la vitamina D. Si consiglia la terapia solo se il dosaggio indica un livello di 10-12 ng/mL (oppure 25.30 nnmol/L).
L’AIFA aggiunge, però, che l’integrazione farmacologica della vitamina D è indicata indipendentemente dal dosaggio per gli ospiti di residenze sanitario assistenziali, per le persone con gravi deficit motori o allettate che passano le giornate presso il proprio domicilio e per le persone con osteoporosi che non seguono una terapia remineralizzante. Avendo effettuato il dosaggio occorrerà integrare la vitamina D con livelli sotto i 12 ng/mL con sintomi di ipovitaminosi ossia mialgie, dolori diffusi, frequenti cadute senza motivo, astenia oppure senza sintomi in caso di riscontro occasionale.
Livelli sotto i 20 ng/mL, invece, comportano la terapia per le persone che assumono farmaci interferenti con metabolismo della vitamina D come antiepilettici e antiretrovirali oppure per le persone con malattia che provoca malassorbimento nell’adulto come la celiachia o il morbo di Crohn. Infine, con dosaggio sotto i 30 ng/mL la terapia si consiglia per persone con iperparatiroidismo primario o secondario e per le persone con osteoporosi.