Un farmaco che potrebbe sconfiggere il cancro. Tuttavia non si può utilizzare. Una scelta che impedisce a tante persone di salvarsi.
Nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad un progressivo allungamento della vita media. Difatti se nel corso del dell’Ottocento la speranza di vita si fermava a poco più di quarant’anni. Grazie al miglioramento delle condizioni igieniche, ai progressi della medicina, all’avvento dei vaccini è stato possibile far aumentare questa soglia.
Dunque se fra fine Ottocento ed inizio Novecento un bambino poteva sperare di vivere poco più di mezzo secolo, oggi può ambire a toccare il traguardo dei cento. Non solo si è allungata la vita, ma è anche migliorata la qualità di vita. Molte malattie infettive sono state debelliate ed oggi sono solo un lontano ricordo. Tuttavia, nonostante le scoperte scientifiche, alcune patologie continuano a mietere un gran numero di vittime. Le neoplasie, infatti, sono fra le principali cause di decesso nel nostro mondo.
Quello che viene definito il male del secolo colpisce indistintamente persone di ogni età, sesso ed estrazione sociale. Tuttavia per alcune tipologie di tumore sembra esserci maggiore incidenza in alcune fasce d’età o in persone di un sesso piuttosto che di un altro.
Ad oggi una vera e propria cura risolutiva per le patologie neoplastiche non sembra esserci. Ogni grado e tipologia di cancro può avere un approccio e risoluzione terapeutica differente. A quanto pare potrebbe esserci un farmaco in grado di sconfiggere l’adenocarcinoma polmonare. La burocrazia italiana, però, non ne consente l’utilizzo.
Il caso del Sotorabis: quando la burocrazia decide della vita altrui
La vita dell’uomo dovrebbe essere nelle mani del diretto interessato. Ciascuna persona dovrebbe avere il diritto di scegliere cosa fare della propria esistenza, e di stabilire come ed in che modo curarsi. Cure e protocolli terapeutici dovrebbero essere stabilite da professionisti sanitari, alla scopo di mettere il benessere della persona al primo posto. Ma questo accade davvero?
Ogni anno in Italia muoiono tante persone a causa delle malattie tumorali. Al primo posto fra le cause di decesso per cancro c’è il carcinoma al polmone, seguito subito dopo dal carcinoma alla mammella. Un killer silenzioso che, molto spesso, almeno inizialmente, non da sintomi, agendo indisturbato. Solo la prevenzione può consentire di individuare le neoformazioni allo stadio iniziale, evitando che la malattia progredisca.
Ogni famiglia conosce il dramma del tumore. I primi sintomi, gli esami, le diagnosi, la paura che si insinua della mente, ancor più delle cellule tumorali nel corpo. Molto spesso si ci interroga sulle cause che hanno potuto scatenare la malattia. Stress, alimentazione scorretta, fumo possono favorire la proliferazione delle cellule impazzite. Tuttavia ci sono casi in cui l’adenocarcinoma polmonare può dipendere dalle mutazioni del genere KRAS anche in soggetti non fumatori.
In questo caso una cura che potrebbe garantire una guarigione completa ci sarebbe. Si tratta del sotorasib, un farmaco che ha la capacità di stabilizzare la malattia ma anche di farla degredire. In Italia, però, risulta introvabile, e seppure c’è non può essere utilizzato. La burocrazia impone che si proceda con le terapie standard come la chemioterapia e la radioterapia, impedendo a tante persone di vedere la luce in fondo al tunnel.
Sara, una giovane donna, il cui padre settantenne è affetto da un adenocarcinoma polmonare, ha raccontato la sua storia di dolore, in cui emergono le assurdità della burocrazia italiana. Dopo alcuni esami è emerso che il paziente è affetto da mutazione genetica KRAS G12c, e dunque per lui potrebbe esserci la cura. In ospedale a Trento, però, l’oncologo è stato chiaro, non lasciando che si facessero illusioni. “Si scordi il sotarabis” ha dichiarato lo specialista.