Le truffe online, purtroppo, sono sempre dietro l’angolo e non è sempre facile difendersi: ecco come funziona quella del bonus figli.
Internet, ormai già da diversi decenni, ha invaso le nostre vite cambiando completamente le nostre abitudini: da un lato certamente ha aiutato le persone a velocizzare e rendere molto più semplici molti aspetti della vita quotidiana, ma dall’altra ha sicuramente fatto in modo che molte persone venissero esposte ai rischi che purtroppo tutti noi conosciamo bene, come ad esempio le tanto temute truffe online che sono sempre più diffuse.
Le truffe online vengono architettate in maniera subdola per cercare di far cadere nel tranello quante più persone possibili, anche chi magari si ritiene una persona molto attenta ai pericoli del web: si parla ormai da diverso tempo della questione phishing, la quale sta diventando sempre più difficile da riconoscere anche per via dell’uso delle intelligenze artificiali, ma nell’ultimo periodo si sono diffuse anche diverse truffe che si basano su bonus familiari fasulli.
Dopo il periodo Covid-19 che ha messo in ginocchio tante famiglie, sono stati elargiti diversi bonus per il sostegno delle persone in difficoltà per far ripartire l’Italia dopo la pandemia: questa specifica situazione è stata sfruttata da diversi truffatori per mettere in scena dei bonus falsi che sono stati utilizzati come trappola per persone ignare che magari avevano fatto davvero richiesta per un bonus familiare oppure semplicemente non hanno prestato molta attenzione alla situazione.
Uno dei bonus-truffa più diffusi dell’ultimo periodo in Italia, che a quanto pare sta tornando a terrorizzare le persone, è il cosiddetto bonus per chi ha figli a carico dal valore di 500€: sebbene in Italia siano presenti dei sostegni economici per chi ha dei figli minori a carico, questo specifico bonus non esiste e non è mai esistito; si tratta di una truffa che dei malintenzionati hanno messo in atto sin dal 2020 per cercare di rubare dati e soldi alle malcapitate vittime.
La truffa si architetta tramite un messaggio su WhatsApp che viene inviato alle ignare vittime a nome di Poste Italiane: dunque si può anche considerare un caso di phishing o, come spesso viene definito in gergo, di smishing dato che il mezzo di comunicazione è lo smartphone. All’interno di questo messaggio gli hacker comunicano alla vittima i dettagli del presunto bonus e inseriscono un link all’interno per spingere gli utenti a cliccare e fornire inconsapevolmente i loro dati sensibili.
La Polizia Postale, così come gli enti pubblici che spesso vengono utilizzati per truffare le vittime, sottolineano che non bisogna mai cliccare su link sospetti perché aziende come Poste Italiane, Agenzia delle Entrate, INPS e altri enti del genere non chiedono e non chiederanno mai password, codici segreti e altri dati privati ai loro clienti.
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