Una categoria di lavoratori ha diritto a un beneficio fiscale IRPEF. A chi è destinato e quali vantaggi comporta? Scopriamolo.
Lo scorso 19 dicembre è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto Legislativo relativo alla fiscalità internazionale.
Il provvedimento prevede la detassazione ai fini IRPEF del 50% del reddito imponibile relativo a 5 anni di imposta per i cd. lavoratori impatriati, cioè i cittadini italiani iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) e quelli non iscritti che hanno avuto la residenza in un altro Stato in virtù di specifiche convenzioni.
Quali sono i requisiti per accedere al beneficio fiscale? Analizziamo il contenuto della normativa.
Il nuovo Decreto relativo all’agevolazione IRPEF per i lavoratori impatriati riguarda coloro che nel 2024 trasferiranno la residenza in Italia e che soddisfano tali condizioni:
Nel dettaglio, il beneficio si applica ai redditi da lavoro dipendente e assimilati e ai redditi di lavoro autonomo derivanti dall’esercizio di arti e professioni.
Una novità introdotta dal Decreto Legislativo approvato il 19 dicembre 2023 consiste nella possibilità di svolgimento di attività lavorativa in Italia, in continuità con quella svolta all’Estero, a condizione che il lavoratore rimanga all’Estero per sei periodi di imposta prima del rientro, nel caso in cui non sia mai stato impiegato in Italia dallo stesso soggetto, oppure per sette periodi di imposta precedenti al rientro, se è stato già impiegato in Italia in favore dello stesso soggetto.
Un’altra novità riguarda le condizioni di elevata specializzazione e qualificazione che deve possedere il lavoratore. Per elevata qualificazione o specializzazione si intende il conseguimento di un titolo di istruzione superiore rilasciato da un’autorità competente, in seguito a un percorso di studi almeno triennale e della relativa qualifica professionale superiore.
La laurea, inoltre, non deve essere stata conseguita necessariamente all’Estero. I lavoratori dovranno provare la qualificazione lavorativa e la specializzazione e dovranno verificare la permanenza all’Estero per almeno tre anni e il mantenimento della residenza fiscale in Italia per almeno cinque anni.
Chi non è in grado di effettuare tali accertamenti, dovrà restituire l’imposta non versata e pagare eventuali sanzioni e interessi.
Per coloro che ritornano in Italia con un figlio minore, la detassazione è incrementata al 60%, se il figlio minore mantiene la residenza fiscale in Italia.
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