La stangata dell’Inps sta per arrivare con tutti gli interessi. Il denaro ottenuto mesi fa dovrà essere restituito fino all’ultimo centesimo
In una regione italiana è emerso un comunicato dell’Inps davvero particolare. Il motivo di tale scompiglio riguarda una problematica sollevata da alcuni utenti, riguardante la restituzione dell’indennità ricevuta tempo addietro. Questa non riguarderà ovviamente tutta la categoria.
Eppure, buona parte dei lavoratori e delle lavoratrici si sono sentiti coinvolti. La stangata è stata ufficialmente servita, e l’organo principale è stato chiamato per fare chiarezza sull’accaduto. Per quanto a poco possa servire, visto che l’indignazione e la preoccupazione stanno avendo la meglio.
Tutto ciò ha avuto inizio nel momento in cui alcune persone nel Friuli Venezia Giulia hanno ricevuto una lettera indesiderata. Essa conteneva alcune contestazioni circa periodi di malattia non assicurati, richiesti e ottenuti durante il periodo del Covid. Periodo ormai non più riconosciuto come tale, essendo il virus pandemico non più identificato come tale.
Questi provvedimenti riguardano il periodo di gennaio 2022, data in cui il Covid non prevedeva per legge alcun tipo di indennizzo. E dunque, come possono essere validi retroattivamente? Non possono, per l’appunto. Ai pochi lavoratori che sono stati coinvolti in questo meccanismo non valido, è stato chiesto il recupero dell’indennizzo ricevuto.
Ciò potrà essere fatto solamente in determinate condizioni. Quella principale riguarderà solamente il caso in cui il datore di lavoro abbia anticipato di tasca sua l’indennità. Se ciò non dovesse essere avvenuto, la cifra ottenuta non dovrà essere restituita. I sospetti dei piani alti sono stati nutriti in base al picco di certificati arrivati nel periodo sopra citato.
In poco tempo è arrivato l’equivalente di due anni solari. Un flusso di richieste anomalo, che ha fatto insospettire non poco gli addetti ai lavori. E che infatti, indagando a fondo sulla vicenda, ha scoperchiato un vaso fatto di meccanismi illeciti e di azioni “furbesche”. Per smaltirli si è così deciso di trattarli come certificati per malattie comuni, senza alcuna indennità dunque.
Nonostante la regione citata sia stata il Friuli-Venezia Giulia, al momento non è dato sapere se questa infelice tendenza abbia riguardato o meno altri luoghi. Per quanto sia stato un caso insolito e isolato, chi di interesse si è indubbiamente preoccupato. Restituire i soldi ricevuti tempo fa e (probabilmente) ormai spesi, non deve essere piacevole per nessuno.
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