La morte è una certezza della vita: ci sono però alcuni modi di morire più dolorosi di altri. Ecco quale è meglio non augurare mai.
È lo sbocco naturale a cui va incontro la vita di ognuno: ad attenderci tutti c’è la morte, la naturale fine di questa esistenza terrena. Questo tema a molti fa paura, c’è chi preferisce evitare di pensarci, chi invece con più freddezza e in modo fermamente razionale si accosta a riflettere su come potrebbe essere il momento della propria morte e su quali sono effettivamente i modi in cui si muore.
Ovviamente sono molteplici le circostanze e di conseguenza i modi in cui si muore. In molti casi la morte coglie di sorpresa, può avvenire all’improvviso o senza che la persona ne sia cosciente e senza che abbia il tempo di comprendere che sta morendo. Può capitare quindi di morire senza questo comporti una sofferenza fisica oppure che la morte giunga dopo uno stato più o meno lungo di malattia e che avvenga con una sofferenza che può essere più o meno intensa.
Ci si chiede quindi quale è il modo più brutto di morire, o quantomeno quello meno desiderabile, quello che certamente non ci si augura e non si augura a nessuno. Certamente questo può variare anche dalle paure di ognuno, ma concretamente ci sono dei modi di morire che producono sofferenze molto forti e che vengono classificati come i peggiori, i più dolorosi dal punto di vista fisico.
Non c’è da spaventarsi a considerare i modi dolorosi di morire: anche se dovesse accadere di morire in una di queste condizioni bisogna pensare che comunque la sofferenza avrebbe un termine, appunto, con la morte. Si tratta perciò comunque di un dolore limitato nel tempo. Questo certamente è incoraggiante.
Tra i modi peggiori per morire c’è quello a seguito della disidratazione. Quando vengono a mancare liquidi nel corpo tutti gli apparati vanno in sofferenza compreso il sistema nervoso. L’organismo va ad attingere al liquido cerebrospinale e la morte sopraggiunge dopo giorni di estremo malessere che coinvolge tutti gli organi.
Allo stesso modo l’inedia, e cioè la mancanza totale di sostanze nutritive, provoca una consumazione lenta e graduale che degrada tutti gli organi con dolori atroci. Morire per fame e per sete quindi può considerarsi tra le peggiori forme. C’è poi la morte per annegamento causata dalla mancanza di ossigeno che fermerà il cuore, ma prima l’acqua inonderà polmoni e stomaco. Si immagina una sofferenza micidiale.
Terribile è anche la morte prodotta dall’azione del fuoco. Morire bruciati vuol dire essere lacerati gradualmente dagli stati superficiali a quelli interni del corpo e al tempo stesso essere intossicati dai gas delle combustione. Piuttosto rara ma possibile è la morte per radiazione dovuta all’esposizione di un elemento radioattivo. Degrada i tessuti a livello cellulare generando per questo immane dolore.
C’è poi la morte causata da violenza umana che provoca lesioni interne a seguito di aggressioni fisiche, e ovviamente quella a seguito di torture tra cui una delle peggiori risulterebbe quella usata in tempi antichi tramite lo sbranamento di belve feroci.
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