La Commissione europea ha appena dato il via libera all’immissione in commercio di atezolizumab SC: svolta nella cura del cancro.
L’annuncio è stato dato dalla casa farmaceutica Roche: la Commissione Europea ha autorizzato l’immissione in commercio di atezolizumab SC, la prima immunoterapia antitumorale anti-PD-L1 per iniezione sottocutanea disponibile nell’Unione europea. Ai più il nome scientifico suonerà nuovo e incomprensibile, ma segna un’importantissima novità sul fronte della cura di un male – il cancro – che tuttora colpisce indiscriminatamente tante, troppe persone.
Stando a quanto si legge in una nota ufficiale, nell’ultimo anno oltre 38.000 pazienti nell’Ue hanno ricevuto atezolizumab per il trattamento di diversi tipi di tumore del polmone, del fegato, della vescica e della mammella, ma finora il composto è stato somministrato mediante infusione EV, un’operazione che richiede tra i 30 e i 60 minuti. Con la nuova iniezione sottocutanea, approvata per tutte le indicazioni di atezolizumab EV, il tempo di trattamento si ridurrà a circa 7 minuti (nella maggior parte dei casi l’iniezione durerà tra quattro e otto minuti). Vediamo nel dettaglio tutti i risvolti positivi di questo cambiamento.
Tutti i vantaggi della nuova “arma” contro il cancro
Come spiega Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche, la somministrazione di atezolizumab per via sottocutanea offre ai pazienti una maggiore flessibilità può assicurare un risparmio di risorse a beneficio dei sistemi sanitari pubblici. E la dott.ssa Enriqueta Felip, Responsabile dell’unità di oncologia toracica dell’Ospedale di Vall d’Hebron di Barcellona, aggiunge che la disponibilità di un’opzione immunoterapica antitumorale in formulazione sottocutanea potrà fare la differenza per i pazienti e i loro familiari, grazie all’opportunità di ridurre al minimo il tempo di somministrazione e consentire, ove possibile, il trattamento al di fuori dell’ospedale.
Silvia Novello, professoressa ordinaria di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Presidente Walce Onlus, fa tra l’altro notare che questa nuova formula sarà sicuramente più gradita ai pazienti: passare da una somministrazione endovenosa a un’iniezione sottocutanee ha senz’altro un impatto psicologico positivo oltre a garantire un guadagno di tempo prezioso per il paziente e il suo caregiver. Il che, sul versante del personale sanitario, potrà tradursi in una più efficiente organizzazione dell’attività di Day hospital, un miglioramento dei flussi e, in prospettiva, una riduzione delle liste di attesa per l’erogazione della terapia.