C’è un modo piuttosto semplice per far aumentare di molto la propria pensione. Vediamo in cosa consiste e i possibili svantaggi.
Aumentare la propria pensione non è impossibile: c’è un modo piuttosto semplice per riuscirci. Ma ci sono anche degli svantaggi. Analizziamo la situazione nei dettagli.
Avere una pensione un po’ più alta è il desiderio di molti. Le pensioni in Italia sono tra le più basse in Europa ma con la tassazione tra le più alte. E, considerando i rialzi degli ultimi due anni, arrivare alla fine del mese con una pensione nella media non è così semplice. Gran parte delle persone lavorano una vita per ritrovarsi poi con un assegno previdenziale del tutto inadeguato a far fronte a tutte le spese.
Non solo. Le pensioni attuali vengono calcolate per la maggior parte con il sistema contributivo che non va sicuramente a vantaggio dei lavoratori e, soprattutto, non va a vantaggio dei lavoratori che percepiscono stipendi bassi. Infatti il sistema contributivo, come suggerisce il nome stesso, tiene conto dei contributi versati: stipendio basso significa pochi contributi e pochi contributi danno come esito una pensione scarsa. Eppure c’è un modo molto semplice per aumentare l’importo del proprio assegno previdenziale.
Ecco come puoi aumentare la tua pensione
La tua pensione non è abbastanza per far fronte al carovita? C’è un modo semplice per aumentare l’importo. Semplice ma non privo di svantaggi. Vediamo di cosa si tratta.
Come anticipato ormai la maggior parte delle pensioni vengono calcolate con il sistema contributivo. Questo sistema, per calcolare l’importo dell’assegno previdenziale che una persona andrà a ricevere, moltiplica il montante contributivo- cioè l’insieme dei contributi versati durante la carriera lavorativa- per un coefficiente di trasformazione. Quest’ultimo aumenta con l’aumentare dell’età a cui una persona va in pensione.
Di conseguenza ritardare di qualche anno l’uscita dal lavoro comporta non solo avere più contributi ma anche avere un coefficiente di trasformazione più vantaggioso. Dunque andando in pensione qualche anno dopo si avrà un assegno mensile più alto. Naturalmente deve valerne la pena. Restare qualche anno in più al lavoro significa anche rinunciare a trascorrere più tempo con i propri affetti, avere meno tempo per se stessi e per i propri hobby.
Bisogna quindi fare un calcolo per capire se continuare a lavorare è veramente conveniente oppure no. Facciamo un esempio. Consideriamo un uomo che, all’età di 67 anni, si trovi con un montante contributivo di 300.000 euro. Il coefficiente di trasformazione che corrisponde a 67 anni è del 5,72%. Egli, andando in pensione a 67 anni, avrà un assegno mensile pari a 1320 euro lordi. Ma se decidesse di lavorare fino a 68 anni a quel punto il coefficiente di trasformazione sarà pari al 5,93% e la sua pensione mensile diventerà di 1414 euro lordi: quasi 100 euro lordi in più ogni mese.