I genitori di bambini prematuri hanno diritto a una serie di benefici economici e lavorativi. Scopriamo quali sono i requisiti per richiederli.
La Legge n. 104 del 1992 tutela i soggetti affetti da disabilità e i loro familiari. Tra di essi rientrano anche i genitori di bambini nati prematuramente.
La normativa permette ai genitori di accedere a numerose agevolazioni per assicurare un’assistenza costante ai figli, soprattutto nelle ipotesi in cui la nascita avvenga prima della trentesima settimana di gestazione o in presenza di gravi malattie, che richiedono la permanenza in terapia intensiva neonatale.
La disciplina di riferimento è contenuta nel Decreto Legislativo n. 80/2015 e nella Circolare INPS n. 69 del 28 aprile 2016. In particolare, sono previste misure di sostegno per la maternità pretermine, per consentire alle lavoratrici di conciliare la vita professionale con quella familiare.
Il Ministero della Salute ha, inoltre, sancito il diritto irrinunciabile dei genitori ad essere presenti in reparto, ai fini di una permanenza più serena per il bambino. Per i neonati prematuri che hanno bisogno di terapia intensiva neonatale, invece, è possibile richiedere l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario (con Codice 40).
Ma la Legge 104 del 1992 prevede anche dei benefici per i genitori lavoratori. Analizziamoli nel dettaglio.
La Legge 104 stabilisce delle agevolazioni lavorative per i genitori di bambini con meno di 3 anni di età, consistenti:
Per accedere a tali benefici, i genitori devono seguire una specifica procedura burocratica. Innanzitutto, bisogna recarsi presso un medico abilitato (di norma un pediatra) che dovrà redigere il certificato medico digitale, da trasmettere all’INPS.
Successivamente, si deve inviare la domanda per i benefici lavorativi, telematicamente, tramite il portale web dell’Istituto di Previdenza, oppure richiedendo l’assistenza di un Patronato.
Dopo l’inoltro dell’istanza, bisogna attendere che il bambino venga convocato per la visita dinanzi alla Commissione medica integrata, che esaminerà la documentazione sanitaria prodotta. Nei casi più gravi, la Commissione potrà emettere un certificato provvisorio, valido fino al rilascio del verbale definitivo da parte dell’INPS.
L’accertamento definitivo verrà inviato dall’Ente previdenziale, tramite raccomandata A/R in duplice copia, una da conservare e l’altra, priva dei dati sensibili, da mostrare al datore di lavoro.
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