Un nuovo studio ha dimostrato che i bambini che ascoltano suoni mentre dormono hanno dei vantaggi davvero strabilianti durante l’apprendimento.
La fase dello sviluppo nei bambini è così delicata, che non è sempre chiaro o ancora intuitivo scegliere cosa sia meglio per i nostri i figli. Va da sé quindi che col tempo e con sempre più nuove consapevolezze, la scienza o ancora la pedagogia hanno fatto dei notevoli, nonché superlativi, passi avanti rispetto a soli 50 anni fa, quando i modelli educativi e comportamentali erano tanto naturalmente quanto culturalmente altri.
Se però si sono spesi fiumi di inchiostro prima e numero di battute poi sulla formazione e sul benessere dei bambini fin dai primi anni di vita, il sonno è sempre stata una sorta di zona grigia delegata principalmente al genitore e al modo più congeniale di crescere ed educare un figlio. Tuttavia negli ultimi anni anche il riposo dei più piccoli ha acquisito sempre più rilevanza.
E in tal ottica, un recente studio pubblicato su Cerebral Cortex ha analizzato per la prima volta il ruolo di brevi segnali sonori ascoltati passivamente durante il sonno dai bambini arrivando a delle conclusioni davvero strabilianti sullo sviluppo delle capacità linguistiche dei più piccoli.
L’importanza dell’ascolto passivo durante il sonno: cosa è emerso dalla ricerca
Per quanto non possa sembrare rilevante, in realtà anche l’ascolto passivo gioca un ruolo chiave nello sviluppo del bambino sin dalla tenera età.
Stando, infatti, a quanto è emerso dalla ricerca, basterebbero delle brevi transizioni acustiche – stiamo parlando di pochi decimi di millisecondi – per facilitare non solo l’elaborazione del linguaggio, ma anche la formazione e il rafforzamento delle connessioni neurali.
Nello specifico, oltre a totalizzare un punteggio migliore sul linguaggio, i bambini tra i 12 e i 18 mesi di età esposti per sei settimane a una serie di suoni non linguistici ascoltati passivamente durante il sonno, rispetto ai loro coetanei erano in grado di identificare e distinguere le sillabe in modo più preciso.
“Si tratta di un’alternativa più semplice ed economica che permette ai genitori di supportare lo sviluppo a casa“, ha spiegato April Benasich, una degli autori dello studio, come riportato da ‘Focus‘. Ma non solo. Grazie all’ascolto passivo, infatti, i bambini ad alto rischio di sviluppo di problemi del linguaggio possono “essere curati in modo accessibile in clinica o in studi pediatrici“, sfruttando una nuova quanto immediata forma di “educazione” accessibile davvero a tutti.