La severità nelle valutazioni scolastiche premia a livello delle prestazioni degli alunni? Un nuovo studio spiazza convinzioni consolidate.
Meglio la manica larga o la manica stretta quando gli insegnanti danno i voti a scuola? Rigore e severità aiutano gli studenti a impegnarsi di più o meglio proprio non dare voti, come sostiene qualcuno?
I voti bassi a scuola, ammettiamolo, erano la spauracchio di tutti gli studenti. In particolare, va da sé, di quelli un po’ svogliati o meno portati per lo studio. Il pensiero di arrivare a casa con un votaccio come “regalo” per mamma e papà faceva sudare freddo al solo pensiero.
Ma era uno stress salutare, ci è stato sempre detto. I giudizi degli insegnanti, anche quelli negativi, servono a incentivare il rendimento scolastico. Se non ci fossero che valutazioni positive, infatti, verrebbe meno lo sprone che spinge gli alunni a migliorarsi. Non tutti però la pensano così. La questione dei voti scolastici è oggetto di dibattito e ci sono scuole dove proprio non si danno i voti.
Voti bassi a scuola, un nuovo studio fa emergere la verità che non ci aspettavamo
Ma cosa dice la scienza al riguardo? Dare voti negativi a scuola o mettere le note agli studenti pelandroni e indisciplinati incoraggia davvero lo studio? Qualcuno ha cercato di capirlo.
Il sito di Focus ricorda ad esempio un esperimento condotto con un gruppo di bimbi. I ricercatori li premiavano con una biglia a ogni risposta esatta a una loro domanda. A un altro gruppo di piccoli gli scienziati invece hanno dato un barattolo pieno di biglie. Ogni volta che davano una risposta sbagliata una biglia veniva tolta dal barattolo. I risultati dell’esperimento hanno mostrato che i bimbi imparavano con più rapidità quando perdevano le biglie, non quando le guadagnavano.
Ad analoghi esiti ha condotto una ricerca apparsa sulla rivista Cognition e che metteva a confronto le prestazioni di 88 studenti universitari. L’esperimento procedeva in questo modo: a ogni risposta errata al test gli studenti si vedevano “sottrarre” 25 centesimi di dollari e, al contrario, se li vedevano aggiungere in caso di risposta corretta.
Anche in questo caso i risultati confortavano l’idea che la “punizione” (economica in questo caso) fosse più vincente del “premio” nel favorire le performance di studio. Infatti la perdita di denaro faceva aumentare di tre volte l’attenzione rispetto al guadagno.
Come andrebbero dati i voti secondo gli scienziati
La conclusione degli autori dello studio – Jan Kubanek, ricercatore in neurobiologia presso la Scuola di medicina dell’Università di Washington, e Richard A. Abrams, professore di psicologia – va in questa stessa direzione.
A loro giudizio andrebbero cambiati i criteri con cui vengono assegnati i voti. Invece di partire da zero e aumentare il punteggio in base all’impegno e al rendimento dello studente sarebbe meglio partire da un punteggio fisso al quale sottrarre punti a seconda degli errori degli studenti. Una “sottrazione” che però, avvertono gli studiosi, non deve essere troppo “corposa”. Infatti penalizzazioni troppo intense tendono a provocare reazioni simili. In altre parole, il rigorismo nelle aule scolastiche si rivela controproducente.