Grandi speranze erano arrivate da un farmaco contro l’Alzheimer. Ma oggi, purtroppo, quel percorso virtuoso rischia di bloccarsi drasticamente
Una speranza contro una delle malattie più temute: il morbo di Alzheimer. Negli ultimi mesi, questa speranza era arrivata da un nuovo farmaco che, secondo gli scienziati, avrebbe potuto dare risultati promettenti contro la gravissima malattia neurodegenerativa. Purtroppo, però, ora arriva più di qualche dubbio da parte della comunità scientifica: ecco cosa sta succedendo.
Come ben sappiamo, la malattia di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che porta a un lento, ma inesorabile declino cognitivo, fino ad azzerare, di fatto, l’autonomia delle persone colpite. Nonostante i grandi passi avanti nella ricerca, purtroppo, non esiste una cura o un’azione di prevenzione che possa bloccare la degenerazione delle cellule neuronali e invertire il percorso. Forse anche per questo, alcuni mesi fa, si era accelerato il percorso per l’approvazione di un nuovo farmaco, basato su un anticorpo diretto contro la beta-amiloide, capace quindi di prendere di mira le placche amiloidi che si trovano nel cervello delle persone con malattia di Alzheimer.
Un farmaco che viene somministrato mediante infusione endovenosa mensile e che aveva generato grandi speranze nella lotta contro la demenza. Anche se adesso tutto il percorso rischia di fermarsi drasticamente. Ora, infatti, ci sono nuovi dati sulla sicurezza provenienti da uno studio clinico che mostrano che una buona parte dei partecipanti allo studio, il 41%, sviluppa sanguinamento o gonfiore cerebrale durante il trattamento con questo farmaco. Non è ancora chiaro se i rischi superino i potenziali benefici, ma di sicuro oggi c’è molto meno ottimismo.
A giugno, la Food and Drug Administration (FDA) aveva approvato aducanumab, il primo nuovo trattamento per la malattia di Alzheimer in 18 anni. Ma il farmaco, prodotto dalla Biogen con il nome Aduhelm, è stato oggetto di polemiche per alcune gravi controindicazioni ed effetti collaterali che avrebbe.
I dati sulla sicurezza del farmaco sono stati appena pubblicati su JAMA Neurology e rivelano che molte persone hanno manifestato gonfiore o sanguinamento cerebrale durante il trattamento con il farmaco. In questi dati particolari, 425 pazienti su 1.029 (41%) hanno avuto effetti collaterali negativi. Di questi, la maggioranza, 362, presentava gonfiore, ma solo 94 di loro hanno sviluppato sintomi correlati al gonfiore come mal di testa, confusione, vertigini e nausea. I dati mostrano che la maggior parte delle persone che hanno avuto gonfiore lo hanno sperimentato precocemente, soprattutto quando ai pazienti veniva somministrata una dose elevata del farmaco. La risonanza magnetica ha rilevato che le persone che presentavano gonfiore o sanguinamento presentavano un livello di gravità lieve o moderato, sebbene il 12% delle persone colpite presentasse un grave gonfiore.
Questo, ovviamente, potrebbe frenare (o forse bloccare del tutto) l’utilizzo del farmaco che, invece, aveva generato grandi speranze e aspettative. Oggi, invece, la comunità scientifica è schierata a grande maggioranza contro la raccomandazione di approvare aducanumab, citando la mancanza di dati per dimostrare che il farmaco abbia effettivamente rallentato il declino cognitivo.
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