La riforma delle pensioni potrebbe prevedere il ritorno di una misura del passato? Vediamo di cosa si tratta e quali sono i requisiti
Pur essendo focalizzato sulla riforma del fisco, il Governo guarda anche alle pensioni e alle modifiche che, nel limite della disponibilità di risorse, potrebbero essere messe in atto.
Se la possibilità di dare inizio ad una riforma strutturale è andata scemando negli ultimi mesi è pur vero che singole misure da inserire nel sistema previdenziale italiano potrebbero certamente essere concretizzate. Approvandole accanto al rinnovo di quelle attualmente in vigore e che fanno capo alla pensione anticipata ovvero Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103. Vediamo dunque qual è lo stato dell’arte.
Riforma delle pensioni, ritorna una vecchia misura? Quali sono i requisiti
Nel primo caso si tratterebbe del ritorno di una misura del passato mentre nel secondo caso dell’estensione ad altre categorie di lavoratori di una misura già presente ed entrambe sono ‘a quota’. Si tratta infatti di quota 96 e di quota 84. Per quanto riguarda quota 84 ci troviamo di fronte ad una misura riguardante le sole donne e che potrebbe essere valutata come alternativa, già nel 2024, ad Opzione Donna.
Ma cosa prevede? Si tratterebbe della possibilità di andare in pensione con 20 anni di contributi versati e 64 anni di età al posto dei 58, 59 e 60 anni e 35 anni di contributi previsti da Opzione Donna. Andrebbe a rappresentare un’estensione della misura anche alle lavoratrici rientranti nel sistema preventivo ad oggi esclude da Opzione Donna e che, in tal modo, potrebbero godere dei benefici di una pensione anticipata contributiva pur, si immagina, con l’inserimento di un vincolo minimo in merito all’importo della pensione stessa.
Per quanto riguarda quota 96 invece si tratterebbe di un ritorno al passato dato che questa misura è rimasta in vigore fino all’approvazione della riforma Fornero che ha introdotto le pensioni anticipate con 42/41 anni e 10 mesi di contributi (uomini/donne). Con quota 96 invece il pensionamento sarebbe previsto, per chi ha raggiunto i 60 anni di età, nel caso di almeno 35 anni di contributi versati. Questo a patto che si raggiunge il ’95’ vero e proprio sommando dunque anche le frazioni di anno.
La riproposizione di questa misura, inoltre, dovrebbe andare di pari passo con ragionamenti che ne prevedano alcune modifiche, ad esempio legate all’incremento dell’età minima da raggiungere. Del resto Quota 96 era in vigore oltre 11 anni fa e molto è cambiato da quel periodo. Si valuta dunque l’ipotesi di inserire come nuovo limite anagrafico i 61 e 62 anni oppure di introdurre una flessibilità. Per esempio a 62 anni potrebbero bastare 33 anni di contributi o a 61 anni solo 34.