Curare una piccola ferita può essere alla portata di tutti: per questo non sono pochi gli errori derivanti dal “fai-da-te”. Ecco le indicazioni del primo soccorso.
Fa parte della vita: si incorre in un piccolo incidente in casa, si provoca un graffio o una piccola apertura cutanea con fuoriuscita di sangue; bene, niente paura se in casa si possiede il minimo indispensabile per il primo soccorso (tante volte, appunto, è sufficiente ben poco per non alzare il carattere di timore e urgenza). Similmente, una piccola escoriazione, come quelle dei bambini quando giocano a pallone e finiscono per “sbucciarsi” le ginocchia, si affronta facilmente, senza allarmismi (a parte le lacrime di paura del bambino).
Al contrario, una ferita da incidente sul lavoro, da incidente autostradale e da tante altre serissime circostanze, impone un atteggiamento prioritario estremamente differente e celere. Di fatto, in chiave domestica o comunque per i più semplici “soccorsi”, si è abituati ad agire con alcool, soluzioni fisiologiche e cerotti. Già dall’abc più noto, però, possono sorgere vari interrogativi che demoliscono consolidati luoghi comuni.
Curare le ferite, come intervenire correttamente
A dipanare i dubbi e a ripensare a tante opinioni di intervento, ci pensa a chiarire la medicina d’urgenza. È sufficiente attingere al capitolo sul trattamento delle ferite e ci si accorge di commettere diversi errori pure per banali medicamenti. Si parla proprio di quelle che vengono ritenute ferite superficiali, o più tecnicamente, traumi minori.
Tralasciando le cause che possono provocare piccoli lesioni (come una leggera perdita dei sensi che porta alla perdita di equilibrio, ad esempio), è bene fissare l’obiettivo primario del più risibile intervento, ovvero sia l’ottenimento di una chiusura funzionale della ferita tramite una cicatrice minima, creando un terreno fertile di riparazione dei tessuti.Le regole valgono tanto per i professionisti del pronto intervento, quanto per semplici individui chiamati a intervenire in caso di necessità. Innanzitutto, bisogna sempre agire in maniera quanto più possibile asettica e intervenire tenendo immobile il paziente (in caso di incidente). Dunque, mani possibilmente protette da guanti di lattice. Bisogna accertarsi del tempo trascorso dalla circostanza che ha provocato la ferita e quale è stata la causa.
È bene tenere il paziente in posizione supina nel corso della medicazione: le altre posizioni dipendono dalla collocazione della ferita. La ferita va “esplorata” non solo visivamente, ma anche manualmente, per accertarsi la presenza di corpi estranei: l’ospedalizzazione è prioritaria affinché vengano immediatamente asportati. Se sono presenti liquidi biologici o materiali contaminanti, bisogna ricorrere all’irrigazione, ossia l’immissione di soluzione fisiologica o acqua sterile; su tessuti lesi, sono proibite la Clorexidina, cioè l’acqua ossigenata, e la soluzione di povidone, Betadine, dato che ostacolano i tempi di guarigione. Queste agiscono infatti solo in fase di disinfezione con uso di garze sterili.